lunedì 29 ottobre 2018

Lettera aperta a #Salvini e a #Meloni su #Bolsonaro

Gentile ex Ministro Meloni, gentile Ministro Salvini,


in merito alle vostre prese di posizione a favore dell'elezione di Jair Bolsonaro, desidero chiedervi alcune cose (abbastanza consapevole di non ottenere risposta, e tuttavia fiducioso di essere smentito).
Non discuto che Jair Bolsonaro sia stato eletto alla presidenza del Brasile secondo le modalità della democrazia, e quindi sfruttando anche tutte le tecniche di persuasione e di propaganda, lecite e meno lecite, che il sistema concede. Tuttavia vi chiedo: gioire per la disfatta della sinistra brasiliana (che, per inciso, è ben diversa dalla sinistra italiana), legittima il consenso per una simile figura? Il vostro odio nei confronti degli ideali di sinistra vi porta davvero a considerare preferibili le posizioni di Bolsonaro?
Nella lunga carriera parlamentare che lo ha portato alla vittoria, Bolsonaro ha dichiarato (fonte delle traduzioni di queste dichiarazioni è TPI):
“Sarei incapace di amare un figlio omosessuale. Non sarò un ipocrita: preferirei che mio figlio morisse in un incidente piuttosto che presentarsi con un tipo con i baffi”. (giugno 2011)
“Se vedo due uomini che si baciano per strada, li uccido”. (ottobre 2002)
“Ai brasiliani non piacciono gli omosessuali”. (2013)

Considerate legittime e condivisibili queste affermazioni? Le fareste vostre in campagna elettorale?
Rimanendo alla questione della parità di genere:
“Ho cinque bambini. Quattro di loro sono maschi, ma per il quinto ho avuto un momento di debolezza ed è uscita una femmina”.(aprile 2017)
“Ho detto che non ti violenterei perché non te lo meriti”. (dicembre 2014, alla politica Maria do Rosário, ripetendo un commento che le aveva fatto per la prima volta nel 2003).
In altre circostanze poi Bolsonaro ha affermato di ritenere legittimo che le donne vengano retribuite meno degli uomini e che, comunque, potendo scegliere sarebbe preferibile assumere uomini. In qualità di ex Ministro nonché di Onorevole, signora Meloni, condivide queste posizioni? E lei signor Salvini in che modo fa collimare la sua lotta alle discriminazioni di genere compiute dall'Islam con le prese di posizione di Bolsonaro?

Riguardo all'immigrazione e più in generale riguardo ai diritti umani, Bolsonaro ha dichiarato:
“La feccia della terra si sta facendo vedere in Brasile, come se non avessimo abbastanza problemi da risolvere”. (settembre 2015)
“Sono a favore della tortura”. (maggio 1999)
“Le prigioni brasiliane sono luoghi meravigliosi, posti dove le persone devono pagare per i loro peccati, non vivere come in una spa. Coloro che violentano, rapiscono e uccidono vanno lì a soffrire, non a frequentare un cento vacanze”. (febbraio 2014)
“Siamo obbligati a dare a questi bastardi criminali una bella vita? Passano l’intera vita a prenderci in giro e quelli di noi che lavorano devono dare loro una bella vita in prigione. Dovrebbero fottersi, punto e basta”. (febbraio 2014)
Sono consapevole della vostra battaglia contro l'istituzione del reato di tortura in Italia, eppure voglio credere che fra gli eccessi di cui talvolta e in casi sporadicissimi sono state sospettate le forze armate e le sistematiche e ripetute torture adoperate dal regime dittatoriale che per decenni ha governato il Brasile, per voi esista una differenza: è così? O approvate le dichiarazioni di Bolsonaro al riguardo? Riguardo ai rifugiati (quindi non in merito all'emigrazione clandestina da voi ampiamente condannata), anche per voi chi fugge da catastrofi naturali, epidemie o guerre è "feccia"? Lo erano anche gli Italiani che fuggivano dalla persecuzione o dalla pulizia etnica nei Balcani?
Anche per voi non esiste differenza tra peccato religioso e reato, tanto da poter assimilare i due concetti?

In ultimo, sulla stessa democrazia:
“Non cambierà mai nulla in questo paese attraverso il voto. Niente. Assolutamente niente. Le cose cambieranno solo quando inizierà una guerra civile e noi faremo il lavoro che il regime militare non ha fatto”. (maggio 1999)
“Sono a favore di una dittatura. Non risolveremo mai i problemi della nazione con questa democrazia irresponsabile”. (1992)
Concordate con Bolsonaro sulla sua visione della democrazia? Anche per voi è preferibile una dittatura militare ad una democrazia? Lo affermerete nelle vostre prossime campagne elettorali? Lo metterete fra i punti programmatici dei vostri futuri governi?

Credo che ottenere risposte puntuali a simili questioni sia diritto di ogni cittadino ed elettore: in ultimo, se queste sono le vostre posizioni, perché non le esplicitate? E se non lo sono, perché dite di apprezzare Bolsonaro?  Siete sicuri che il fatto che Bolsonaro abbia vinto in Brasile sbaragliando la sinistra sia un bene?

In attesa di un vostro chiarimento, Vi porgo i miei cordiali saluti.

Prof. Sebastiano Valentino Cuffari


giovedì 25 ottobre 2018

Lodi, Verona, Riace, Provenzano, o dell'attacco ai diritti della persona



La legge è uguale per tutti. Ma la legge dovrebbe trarre origine dal principio di Giustizia per potersi chiamare Diritto.
Dovrebbe. altrimenti Legalità e Giustizia non collimano.

Per questo motivo, nell'applicarla, la legge, dobbiamo essere attenti e rigorosi, sia nei confronti di chi amiamo, sia verso chi odiamo: domani potremmo essere noi coloro che sono odiati dal potere, e solo la costanza del Diritto potrà salvarci dall'arbitrio del sopruso.

A Lodi una zelante sindaca decide di richiedere dei certificati, che già sa impossibili da ottenere, dalle famiglie dei bambini emigrati iscritti alle scuole della città per dimostrare di non possedere ricchezze nei paesi di origine. Il risultato è l'esclusione dei bambini dalle mense: certo, oggi i bambini mangiano di nuovo a quei tavoli grazie alla raccolta di denaro che è nata spontaneamente, ma il danno è fatto. A Lodi si è instaurato un regime di apartheid di fatto, e così mentre nessuno chiede ad un italiano di dichiarare se ha depositato denari all'estero, il migrante è considerato per principio colpevole di un reato o di una colpa morale, a lui starà, se in grado, di dimostrarsi innocente, altrimenti la presunzione di colpevolezza sarà dimostrata, seppur senza prove. la persona attaccata per un obiettivo dello Stato. In più: costringendo le famiglie degli immigrati ad andare a prendere i figli a scuola e a riportarli dopo il pranzo, si impedisce alle donne immigrate l'accesso al mercato del lavoro, proprio come s'era fatto in Veneto tentando di limitare l'accesso degli immigrati agli asili pubblici: il tentativo studiato di limitare i processi di integrazione per avere uno strumento da brandire, l'impossibilità presunta dell'integrazione, alle elezioni.

A Verona, e ora a Milano,  è sotto attacco la legge 194. Il diritto della persona, delle donne, di essere padrone della propria vita sessuale e delle proprie gravidanze, sotto l'attacco ideologico di chi, senza prove, stabilisce un confine indimostrabile nella definizione della vita umana. Di nuovo, i diritti della persona sotto l'attacco di uno stato ideologizzato.

Veneto, gli insegnanti verranno "invogliati" a divenire dipendenti regionali., chi sceglierà di farlo, percepirà uno stipendio più alto per fare lo stesso lavoro dei propri colleghi dipendenti dello Stato centrale. Se lo faranno, per potersi però trasferire in altra regione, dovranno dimettersi dal proprio lavoro. Di nuovo, i diritti dei lavoratori di poter lavorare con pari dignità e opportunità in tutto il territorio nazionale, sotto l'attacco dell'ideologia regionalistica che sacrifica ore di Storia, delle materie scientifiche o delle lingue straniere in favore della cultura locale e dei dialetti. La mobilità dei docenti, che in questo paese è stato formidabile strumento di diffusione della cultura e della lingua nazionale, e i diritti delle persone, sotto attacco.

A Riace, il modello di integrazione studiato un tutto il mondo per il suo successo, la macchina ideologica gioca la sua partita più importante; Mimmo Lucano viene accusato di forzature alla norma, ma la vera accusa sta nell'aver messo in discussione i paradigmi della legislazione sull'immigrazione e della propaganda in materia. Immediatamente la macchina si è mossa per smantellare il modello, il Ministero degli Interni, decidendo di non tenere in alcuna considerazione la relazione del Prefetto che metteva in luce i meriti del modello Riace, capace di ripopolare un paese, di permettere la fornitura di servizi e diritti non solo ai migranti ma anche agli italiani, servizi e diritti prima non garantiti a causa dello spopolamento, nonché di impedire che gli immigrati finissero nelle mani del caporalato, il Ministero di Salvini si diceva ha immediatamente chiuso il sistema di accoglienza diffuso, intimando agli immigrati di Riace di andare in altri centri SPRAR; chi volesse rimanere a Riace, lo facesse a sue spese e senza tutele. I diritti della persona, se confliggono con la propaganda, dalla propaganda devono essere distrutti.

Al contrario di quanto sostenuto da persone becere e meschine come Salvini e Di Maio, la Corte Europea di Strasburgo non ha messo in discussione il 41bis, ma un eccesso nella sua applicazione. Negli ultimi 4 mesi di vita Provenzano, agonizzante e incapace di intendere e volere, non sarebbe dovuto rimanere sotto quel regime, dato che quel regime non si pone come aggravamento della pena dovuto agli atti compiuti, ma come strumento con cui lo Stato si cautela da eventuali rapporti con l'esterno che un boss può tenere. Se il boss non è più in grado di esercitare questo ruolo, non ha più senso il 41bis. Attenzione, non vuol dire che deve tornare in libertà: la sua pena, nei limiti della sua condizione fisica, la deve continuare a scontare. Ma uno Stato non può esercitare la sua autorità comportandosi secondo il principio della vendetta, almeno non uno Stato firmatario della Carta dei diritti dell'uomo. Provenzano, prima che boss, era uomo, e trattando la persona Provenzano in maniera disumana nei suoi ultimi 4 mesi di vita, lo Stato non si è mostrato migliore del boss.

Una costante: Stato, Ideologia, Propaganda, Vendetta, tutti attentano ai diritti delle persone, quei diritti la cui conquista ci permette oggi di poter definire l'Italia uno Stato di Diritto, chissà ancora per quanto.

sabato 6 ottobre 2018

I cambiamenti alla prima prova dell'Esame di Stato sono una resa (e un capo d'accusa)


Il MIUR, con a capo il ministro Bussetti, ha pubblicato finalmente i cambiamenti apportati all'Esame di Stato, cambiamenti largamente anticipati e attesi, ma che ora possono essere realmente commentati nel merito.
Se ci concentriamo in particolare sulla prima prova, ne emergono spontanee delle considerazioni.

Tre cambiamenti colpiscono subito: l'aumento di numero delle tracce di analisi del testo e di quelle di ordine generale, al contrario la riduzione d'importanza del testo argomentativo e, infine, la sparizione del tema storico.
Se l'idea di dare importanza alle competenze legate all'analisi testuale risulta apprezzabile, costringendo, tra l'altro, i docenti di lettere a smettere l'antica pratica, quanto mai deleterea, di spiegare letteratura come un elenco di biografie d'autori accompagnate da qualche lettura antologica, invertendo invece l'ordine dei fattori, la contemporanea crescita delle tracce di ordine generale dà una sinistra indicazione su cosa il MIUR si aspetta che accada davvero.
Tuttavia, è osservando quanto accade alla seconda e alla terza traccia che ci si fa un'idea più precisa su cosa sta avvenendo.
Come detto sommariamente sui social, la sparizione del tema storico, giustificata con la scarsa percentuale di successo fra gli studenti, evidenzia un primo problema: nell'insegnamento della Storia, tra l'altro sempre più depotenziato dalle stesse scelte del Ministero, è difficilissimo per i docenti riuscire a coprire l'arco temporale richiesto dalle indicazioni ministeriali; il paradosso è che mentre ci si accorge che occorrerebbe aumentare le ore di insegnamento di Storia (e della Geografia), queste ore vengono decurtate. In particolare poi negli Istituti Professionali questo taglio, un dimezzamento delle ore destinate all'insegnamento di questa disciplina, insieme all'obbligo di trattare la materia in Unità D'Apprendimento trasversali con l'insegnamento del Diritto, finisce per screditare l'epistemologia stessa dell'insegnamento storico; si crea poi il rischio concreto di dover ricorrere a tagli nello svolgimento del programma non recuperabili con l'attuazione di metodologie laboratoriali perché, se non è il tempo dedicato alla scuola a fare la scuola di qualità, tuttavia la scuola di qualità necessità di giusti tempi.
Un'altra falla storica emerge poi dalla cancellazione del saggio dalla prima prova: i nostri studenti, malgrado una pratica ormai ventennale, non sanno scrivere questo tipo di testo nel momento in cui, finite le Scuole Secondarie, si affacciano all'Università. Questa considerazione risale allo stesso MIUR:
Il tradizionale "saggio breve", per quanto concepito con la lodevole intenzione di svecchiare l’apparato delle prove di maturità, andava incontro a due obiezioni: in primo luogo l'indicazione di citazioni disparate, talvolta numerose, induceva nello studente lo stimolo a redigere un centone, dal quale non si poteva evincere in nessun modo la sua capacità di sviluppare un discorso autonomo e ben strutturato; in secondo luogo l'argomento proposto avrebbe richiesto una preparazione specifica o almeno una documentazione, senza le quali era inevitabile cadere nell'impressionismo di giudizio.Documento di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione ( elaborato dal gruppo di lavoro nominato con DM n. 499/2017) 
Questa quindi si configura come una resa: non siamo riusciti a formare i nostri studenti nella stesura del genere testuale tipico della ricerca scientifica, quello che dovranno praticare, sia nello studio che nella produzione, se si approcceranno all'Università. Come mai? Due ordini di motivi: primo, gli insegnanti di lettere non sanno produrre saggi (perché nella loro stessa formazione scolastica e in quella universitaria nessun docente ha pensato di istruirli al riguardo, con la conseguenza che prevale l'approssimazione - per esempio sull'uso della bibliografia, delle citazioni, e più in generale le costruzione di un testo rigorosamente fondato sulla dimostrazione di una tesi - ); secondo, nessuno dei docenti delle altre discipline, malgrado le richieste provenienti dai Dipartimenti di lettere, contribuisce alla formazione dei discenti su questo tipo di testo, facendo sospettare che anche al di là degli insegnanti di lettere il rapporto con la dimostrazione scientifica sia tutt'altro che acquisita.
Il risultato?

Il risultato è la banalizzazione di una prova in cui, al di là della meritoria dimostrazione della comprensione di un testo, si chiederà pochissimo di dimostrare la conoscenza di argomenti e, soprattutto, spingerà alla produzione personale, quella dimostrazione di creatività caldeggiata dai documenti ministeriali che, purtroppo, se non è accompagnata da un rigoroso metodo logico argomentativo, che sparisce dall'orizzonte della prova, porterà a scritture impressionistiche e alogiche.

martedì 2 ottobre 2018

Riace, o della maturità, della legalità e della giustizia

In foto: Mimmo Lucano, sindaco di Riace


In una democrazia matura l'argomento di discussione oggi sarebbe questo: perché un sindaco ha deciso di violare delle norme, insieme alla sua giunta, se, come dicono le carte, da questo suo comportamento ha tratto solo dei pericoli (non ultimo, l'arresto di oggi), e nessun vantaggio, né politico né personale? Perché ha agito così? Cosa lo ha spinto?
Una democrazia matura oggi discuterebbe del perché un sindaco ha violato, se le ha violate, le norme sull'immigrazione clandestina, la legge Bossi/Fini, fino a rischiare l'arresto. Perché disprezza tanto quella legge? Perché lui, e tanti come lui, me compreso, considerano quella legge essa stessa criminogena? Quali sono le ragioni reali di chi la supporta, e in che modo i dati le confermano? Quali sono le ragioni reali di chi la contesta, quali i dati che le supportano?
Insomma, se la nostra fosse una democrazia matura, oggi staremmo a disquisire di diritto, di visti, di dati sull'immigrazione, sul percepito e sul reale e sulle connessioni tra criminalità, flussi migratori e integrazione.
Parleremmo della differenza fra legalità e giustizia, perché, come sanno i saggi, non tutto ciò che è legale è giusto e non tutto ciò che è giusto è legale.


Invece siamo alle solite curve da stadio, da un lato i buonisti, dall'altro i fascisti.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....