venerdì 22 giugno 2018

Quando Socrate si oppose alla dittatura della maggioranza

Di Sting, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3569936


Siamo verso la fine della guerra del Peloponneso. Gli Ateniesi si sono incredibilmente ripresi dopo una serie di disastri e di intrighi che hanno quasi distrutto la democrazia, e la vittoria delle Arginuse (406 a. C.) sembra segnare il ritorno della grandezza della città.
Proprio però questa vittoria navale segna il tracollo finale: Teramene, che già aveva tentato di prendere il controllo della politica cittadina per altre vie, prova la strada giudiziaria per allontanare dalla scena politica i dieci strateghi, i generali, che avevano portato al trionfo militare. I dieci vengono così accusati di un atto sacrilego, il non aver raccolto i morti in mare per dare loro una degna sepoltura, o magari scoprire qualche superstite.
A decidere viene chiamato un tribunale speciale, l'intera assemblea popolare, cinquemila giurati abilmente manipolati dalla retorica demagogica di Teramene e pronti a colpire gli strateghi al di là e contro le leggi vigenti. Il tutto si svolge in un'atmosfera di emergenza e di eccitazione, in cui in discussione è il limite stesso della volontà popolare in confronto alle leggi e al diritto.

Queste le vicende in cui si inserisce Socrate, così come raccontato da Senofonte e da Platone.

Senofonte, Elleniche, 1.7.12,15,19,23

[12] τὸν δὲ Καλλίξενον προσεκαλέσαντο παράνομα φάσκοντες συγγεγραφέναι Εὐρυπτόλεμός τε ὁ Πεισιάνακτος καὶ ἄλλοι τινές. τοῦ δὲ δήμου ἔνιοι ταῦτα ἐπῄνουν, τὸ δὲ πλῆθος ἐβόα δεινὸν εἶναι εἰ μή τις ἐάσει τὸν δῆμον πράττειν ὃ ἂν βούληται. [...] [15] οἱ δὲ ἐβόων καλεῖν τοὺς οὐ φάσκοντας. οἱ δὲ πρυτάνεις φοβηθέντες ὡμολόγουν πάντες προθήσειν πλὴν Σωκράτους τοῦ Σωφρονίσκου: οὗτος δ᾽ οὐκ ἔφη ἀλλ᾽ ἢ κατὰ νόμον πάντα ποιήσειν. [...] [19] οὔκ, ἂν ὑμεῖς γέ μοι πείθησθε τὰ δίκαια καὶ ὅσια ποιοῦντες, καὶ ὅθεν μάλιστ᾽ ἀληθῆ πεύσεσθε καὶ οὐ μετανοήσαντες ὕστερον εὑρήσετε σφᾶς αὐτοὺς ἡμαρτηκότας τὰ μέγιστα εἰς θεούς τε καὶ ὑμᾶς αὐτούς. συμβουλεύω δ᾽ ὑμῖν, ἐν οἷς οὔθ᾽ ὑπ᾽ ἐμοῦ οὔθ᾽ ὑπ᾽ ἄλλου οὐδενὸς ἔστιν ἐξαπατηθῆναι ὑμᾶς, καὶ τοὺς ἀδικοῦντας εἰδότες κολάσεσθε ᾗ ἂν βούλησθε δίκῃ, καὶ ἅμα πάντας καὶ καθ᾽ ἕνα ἕκαστον, εἰ μὴ πλέον, ἀλλὰ μίαν ἡμέραν δόντες αὐτοῖς ὑπὲρ αὑτῶν ἀπολογήσασθαι, μὴ ἄλλοις μᾶλλον πιστεύοντες ἢ ὑμῖν αὐτοῖς. [...] [23] τούτων ὁποτέρῳ βούλεσθε, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, τῷ νόμῳ κρινέσθων οἱ ἄνδρες κατὰ ἕνα ἕκαστον διῃρημένων τῆς ἡμέρας τριῶν μερῶν, ἑνὸς μὲν ἐν ᾧ συλλέγεσθαι ὑμᾶς δεῖ καὶ διαψηφίζεσθαι ἐάν τε ἀδικεῖν δοκῶσιν ἐάν τε μή, ἑτέρου δ᾽ ἐν ᾧ κατηγορῆσαι, ἑτέρου δ᾽ ἐν ᾧ ἀπολογήσασθαι.

[12] Ora Euriptolemo, figlio di Peisianax, e alcuni altri fecero una osservazione su Callissene, sostenendo che aveva fatto una proposta incostituzionale. E alcune persone applaudirono questo atto, ma il maggior numero gridò che sarebbe mostruoso se alla gente fosse impedito di fare qualunque cosa desiderasse. [15] Allora i Pritani, colpiti dalla paura, acconsentirono a questa posizione, tutti tranne Socrate, il figlio di Sofronisco; ed egli disse che in nessun caso avrebbe agito se non in conformità con la legge. [19] [Euriptolemo:] “No! almeno non se seguirete il mio consiglio e seguirete il giusto e retto corso, il corso che vi permetterà meglio di apprendere la verità e di evitare di scoprire nell'aldilà, con vostro dolore, che siete stati voi stessi ad aver peccato gravemente, non solo contro gli dei, ma contro di voi. Il consiglio che vi do è questo, se lo seguirete, non potrete essere ingannati né da me né da nessun altro: che con piena consapevolezza punirete i colpevoli con qualunque punizione vogliate, o tutti insieme o ognuno uno separatamente, vale a dire, prima concedendo loro almeno un giorno, se non di più, per parlare in loro difesa, e mettendo la vostra fiducia, non tanto negli altri, ma in voi stessi. [23]A seconda quale di queste leggi sceglierete, uomini di Atene, lasciate che gli uomini siano processati, ognuno separatamente, e il giorno venga diviso in tre parti, una in cui raccoglierete e voterete se li giudicate colpevoli o no, un’altra in cui si farà l’accusa, e un’altra in cui si terranno le difese.

Platone, Apologia di Socrate, 32B-C

[32β] πώποτε ἦρξα ἐν τῇ πόλει, ἐβούλευσα δέ: καὶ ἔτυχεν ἡμῶν ἡ φυλὴ Ἀντιοχὶς πρυτανεύουσα ὅτε ὑμεῖς τοὺς δέκα στρατηγοὺς τοὺς οὐκ ἀνελομένους τοὺς ἐκ τῆς ναυμαχίας ἐβουλεύσασθε ἁθρόους κρίνειν, παρανόμως, ὡς ἐν τῷ ὑστέρῳ χρόνῳ πᾶσιν ὑμῖν ἔδοξεν. τότ᾽ ἐγὼ μόνος τῶν πρυτάνεων ἠναντιώθην ὑμῖν μηδὲν ποιεῖν παρὰ τοὺς νόμους καὶ ἐναντία ἐψηφισάμην: καὶ ἑτοίμων ὄντων ἐνδεικνύναι με καὶ ἀπάγειν τῶν ῥητόρων, καὶ ὑμῶν κελευόντων καὶ βοώντων, μετὰ τοῦ [32ξ] νόμου καὶ τοῦ δικαίου ᾤμην μᾶλλόν με δεῖν διακινδυνεύειν ἢ μεθ᾽ ὑμῶν γενέσθαι μὴ δίκαια βουλευομένων, φοβηθέντα δεσμὸν ἢ θάνατον. [ 32b ] 

[Socrate:”]Io non ho mai avuto nessun altro incarico nello stato, ma allora ero stato estratto come membro della Boulé; e accadde che la mia tribù detenesse la presidenza quando desideravate giudicare collettivamente, non separatamente, i dieci generali che non erano riusciti a recuperare i mortii dopo la battaglia navale; questa vostra decisione era illegale, cosa su cui concordarono tutti dopo. A quel tempo ero l'unico dei pritani che si opponeva a fare qualcosa di contrario alle leggi, e sebbene gli oratori fossero pronti a destituirmi e arrestarmi, e sebbene voi li spingeste a gridare per farlo, pensai che dovevo correre il rischio fino alla fine con la legge e la giustizia dalla mia parte, piuttosto che unirmi a voi quando i vostri desideri sono ingiusti, per paura della prigione o della morte.
Senofonte, Atti memorabili, 1, 1, 18

[18] βουλεύσας γάρ ποτε καὶ τὸν βουλευτικὸν ὅρκον ὀμόσας, ἐν ᾧ ἦν κατὰ τοὺς νόμους βουλεύσειν, ἐπιστάτης ἐν τῷ δήμῳ γενόμενος, ἐπιθυμήσαντος τοῦ δήμου παρὰ τοὺς νόμους ἐννέα στρατηγοὺς μιᾷ ψήφῳ τοὺς ἀμφὶ Θράσυλλον καὶ Ἐρασινίδην ἀποκτεῖναι πάντας, οὐκ ἠθέλησεν ἐπιψηφίσαι, ὀργιζομένου μὲν αὐτῷ τοῦ δήμου, πολλῶν δὲ καὶ δυνατῶν ἀπειλούντων: ἀλλὰ περὶ πλείονος ἐποιήσατο εὐορκεῖν ἢ χαρίσασθαι τῷ δήμῳ παρὰ τὸ δίκαιον καὶ φυλάξασθαι τοὺς ἀπειλοῦντας.


[ 18 ] Ad esempio, quando era nel Consiglio e aveva fatto il giuramento del consigliere con il quale si obbligava a dare consigli in conformità con le leggi, gli toccò di presiedere l'Assemblea quando la gente voleva condannare Trasillo e Erasinide e i loro colleghi a morte con un solo voto. Era illegale e rifiutò la mozione nonostante il rancore popolare e le minacce di molti potenti. Era più importante per lui il dover mantenere il suo giuramento che il seguire l’umore della gente in una richiesta ingiusta e proteggersi dalle minacce.

Bisogna aggiungere altro?

Bibliografia

Luciano Canfora, Il mondo di Atene, Laterza 2011

Platone, Apologia di Socrate, 32B-C

Senofonte, Atti memorabili, 1, 1, 18

Senofonte, Elleniche, 1.7.12,15,19,23

lunedì 18 giugno 2018

Antifonte (V sec. a. C.), Sulla verità, Fr. 44 B, col. 2, Diels-Kranz

<τοὺς ἐκ καλῶν πατέ->ρων ἐπ̣<αιδούμεθά τε κ<αὶ σεβόμεθα, τοὺς δὲ <ἐκ μὴ καλοῦ οἴκ<ου ὄντας οὔτε ἐπ<αιδούμεθα οὔτε σεβόμ<εθα. ἐν τούτω<ι δὲ πρὸς ἀλλή<λους βεβαρβαρώ<μεα, ἐπεὶ φύσει πάντα πάντ<ες ὁμοίως πεφύκ<αμεν καὶ βάρβαροι καὶ Ἕλλην<ες εἶναι. σκοπεῖν δὲ παρέχει τὰ τῶν φύσει <ὄντων ἀναγκαί<ων πᾶσιν ἀν<θρώποις· π<ορίσαι τε κατ<ὰ ταὐτὰ δυνα<τὰ πᾶσι, καὶ ἐν <πᾶσι τούτοις οὔτε β<άρβαρος ἀφώρις<ται [δ̇] ἡμῶν ο̣<ὐδεὶς οὔτε Ἕλλην<·> ἀναπνέομεν τε γὰρ εἰς τὸν ἀέρ<α> ἅπαντες κατὰ τὸ στόμ<α κ>αὶ κατ<α> τὰς ῥῖνας κ<αὶ ἐσθίομε>ν χ<ερσὶν ἅ<παντες? ....>

"Noi rispettiamo e veneriamo chi è di nobile origine, ma chi è di natali oscuri, né lo rispettiamo, né l'onoriamo. In questo, ci comportiamo gli uni verso gli altri da barbari, poiché di natura tutti siamo assolutamente uguali, sia Greci che barbari. Basta osservare le necessità naturali proprie di tutti gli uomini (...) nessuno di noi può esser definito né come barbaro, né come greco. Tutti infatti respiriamo l'aria con la bocca e con le narici e mangiamo con le mani".
Antifonte, Sulla verità, Fr. 44 B, col. 2, Diels-Kranz

martedì 12 giugno 2018

Eroi col culo degli altri

Foto: Ilfattoquotidiano


Si difendono i confini
da soldati e assassini
dai sottomarini
da mortai e cecchini.

Non ci sono confini
per donne e bambini
e uomini sfatti
affamati, derelitti,
poveri e sconfitti
su camion e vagoni,
su navi e barconi.

Voi vedete invasioni
di soldati e assassini
armati di nulla.

Vorrei vedervi sparare
su mafiosi e camorristi,
Vorrei vedervi sparare
sui vostri fascisti,
Vorrei vedervi sparare
per terra e per mare
e difendere i confini
da soldati e assassini.

Ma siete buoni a sparare
e a vedere morire
solo donne e bambini
e uomini sfatti,
affamati, derelitti,
poveri e sconfitti
su navi e barconi
su camion e vagoni.

Eroi col culo
degli altri



venerdì 8 giugno 2018

Pagani e cristiani in un'epoca di angoscia, Eric R. Dodds


Pagani e cristiani in un'epoca di angoscia. Aspetti dell'esperienza religiosa da Marco Aurelio a Costantino, questo il titolo completo del volume di Dodds uscito nel 1965 come raccolta di una serie di lezioni dell'autore sul tema del titolo. In particolare 
Il primo capitolo spiega quindi come negli anni tra il principato di Marco Aurelio e quello di Costantino in tutta la romanità, sia pagana che cristiana, si assiste ad un cambiamento epocale nel rapporto tra realtà metafisica ed etica e realtà fisica. Il corpo dell'uomo e la realtà fisica intorno alle persone vengono sempre più demonizzate, avvertendo così chiaro il senso di spaesamento e di alienazione che ha colpito chi, per intima sensibilità, più accortamente ha affrontato i cambiamenti dell'Impero tra la fine del II e il III secolo d.C.. Uno su tutti, l'imperatore Marco Aurelio, coronamento del sogno dell'imperatore filosofo che, nondimeno, esprime tutta la sua malinconia e il suo disprezzo per la vita terrena e per il mandato che è tuttavia chiamato ad affrontare.
Il secondo capitolo dell'opera tratta la credenza, pagana e cristiana, dell'esistenza di entità demoniache mediatori fra realtà fisica e metafisica. Viene analizzato quindi come in questi secoli l'esistenza di questa realtà venisse dimostrata attraverso visioni e sogni.
Il terzo capitolo affronta il tema del misticismo, ed è particolarmente in questo punto che vengono alla luce le differenze fra il neoplatonismo di matrice plotiniana e la dottrina cristiana, in particolare come per i neoplatonici il fine ultimo sia l'unione mistica, naturale ed estemporanea, con Dio, mentre per i Cristiani l'obiettivo sia l'assimilazione con Dio.
L'ultimo capitolo infine traccia infine la rotta del dialogo tra paganesimo e cristianesimo, suddividendo questo interscambio in una serie di fasi ed evidenziando come solamente l'ultima di queste fasi, coincidente con il cinquantennio della cosiddetta Anarchia militare, sia stata caratterizzata dal vero e proprio scontro fra i due modelli religiosi. Lo studioso mette in luce come, almeno all'origine del Cristianesimo, il dibattito sul monoteismo della religione abramitica non abbia costituito un reale problema, vista la disponibilità dei primi Cristiani ad ammettere l'esistenza di figure intermedie, angeli e demoni, fra cielo e terra, e come allo stesso tempo non si debba pensare ad una romanità laica e ad una cristianità religiosa, essendo superstizione e pistis, la fede,  caratteristiche prevalenti, almeno dal III secolo, in entrambe le culture, tanto da ammettere la possibilità dei miracoli in entrambi i casi, abbandonata ormai da un secolo la prevalenza del logismos, il pensiero razionale, sull'elemento irrazionale.

Quali quindi le ragioni che hanno portato il Cristianesimo a prevalere? Per Dodds le ragioni sono quattro:
  1. il rifiuto di concedere la possibilità del dubbio, ovvero l'estremismo del Cristianesimo, che in un'epoca di crisi, eliminò la libertà di scelta fra i vari culti attivi nella romanità, eliminando il conseguente dubbio e fornendo una risposta rassicurante;
  2. il fatto che il Cristianesimo, alle sue origini, fu religione egualitaria, anzi particolarmente aperta verso i reietti e gli ultimi;
  3. l'aspetto salvifico, in un'epoca in cui l'alienazione dalla vita terrena spingeva alla ricerca di nuove risposte al di là delle condizioni materiali, spesso sotto il livello della mera sussistenza;
  4. l'essere una religione con tratti fortemente comunitari, che portavano i Cristiani a condividere non solo i riti, ma anche altri aspetti della vita materiale, non in ultimo, i beni della Chiesa, fino a costituire una vera e propria comunità in cui riconoscersi e a cui aderire, magari in un momento di declino dell'autorità statuale (non per niente da Costantino le autorità religiose verranno equiparate e spesso sostituiranno le magistrature).
Quali sono i pregi dell'opera di Dodds? Il volume è ricchissimo di rimandi e citazioni, mostrando la vastissima cultura dell''autore che è capace di spaziare tra le fonti letterarie, i testi di matrice stoica e neoplatonica e la patristica cristiana. 
Tuttavia in alcuni casi, specie quando l'autore vuole rendere evidenti i tratti totalizzanti delle religioni, i rimandi ai totalitarismi novecenteschi, il comunismo in primis, appaiono fuori contesto e forzati, una critica che  tuttavia appare sensata oggi, cinquant'anni dopo la pubblicazione del volume, non per forza valida all'epoca della pubblicazione del libro, che rimane un'opera miliare per capire meglio come la romanità sia trapassata dal secolo d'oro dell'Impero al Tardoantico. 

lunedì 4 giugno 2018

Lorenzo Fontana, l'élite che dichiara guerra all'élite

Foto: Di euranet_plus - Italian part - Citizens’ Corner debate: Brexit – Europe’s Big Bang theory. Where did it start?, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69602733


Lorenzo Fontana, il neoministro della famiglia e della disabilitò, appena nominato è già apparso su tutte le prime pagine dei giornali per le sue posizioni sulle famiglie omosessuali e, più in generale, per le sue dichiarazioni improntate all'estremismo cattolico.
Di fronte alla prevedibile reazione di chi non la pensa come lui, il ministro ha dichiarato di non temere gli attacchi delle élite che vogliono imporre l'omogenitorialità e far passare per normale ciò che normale, a suo dire, non è, ovvero una famiglia composta da una coppia omosessuale.
Ovviamente c'è chi gli ha fatto notare che le famiglie omogenitoriali, che lui sostiene non esistere perché non previste dalla legge, esistono proprio perché già previste dalla legge, come appuntato dall'onorevole Cirinnà.
Quello che qui mi preme fare osservare è altro: di fronte alla polemica, Fontana ha spostato il fuoco per evitare di addentrarsi in un'argomentazione, quella di fatto, che si sarebbe dimostrata debole (dire che la famiglia esiste solo se ci sono "mamma" e "papà", indicando questa come forma naturale del nucleo sociale, è quanto meno impreciso: intanto perché in molte società la famiglia non è la famiglia ristretta a cui siamo abituati in base alla cultura cattolica, ma può per esempio prevedere più padri o più madri, ma anche perché nella stessa realtà di fatto la famiglia ha una sua diacronia, per cui, o perché sopraggiunge la morte, o per altri motivi, ad ogni padre possono corrispondere più madri, e viceversa; inoltre, sostenere che la famiglia sia composta da "mamma" e "papà" perché solo così può accadere la riproduzione esclude che la genitorialità non si risolva nell'atto riproduttivo ma che coincida piuttosto nella presa in carico di bambini incapaci di autodeterminazione, presa in carico che può avvenire attraverso l'istituto dell'adozione in famiglie omo o eterogenitoriali a prescindere dal fatto che i figli siano stati concepiti all'interno della famiglia).
Fontana preferisce piuttosto buttare la palla sul campo più congeniale al populismo: la lotta contro le élite. Ma cos'è l'élite? per Treccani
élite ‹elìt› s. f., fr. [femm. sostantivato di élit, antico part. pass. di élire «scegliere»]. – L’insieme delle persone considerate le più colte e autorevoli in un determinato gruppo sociale, e dotate quindi di maggiore prestigio: l’é. della società o di una società; l’é. intellettuale della città, del Paese; fare parte dell’é. o di una é.; come locuz. agg., d’élite, destinato a una élite, e quindi particolarmente scelto o raffinato: uno spettacolo d’é. (v. anche elitario). In partic., nella sociologia di V. Pareto (1843-1923), gli individui, più capaci in ogni ramo dell’attività umana, che, in una determinata società, sono in lotta contro la massa dei meno capaci e sono preparati per conquistare una posizione direttiva.
Quindi, al di là del fatto che il termine ha in realtà un significato positivo che il populista tende a modificare in base ad un criterio piuttosto banale (uguaglianza nei diritti = equivalenza nelle competenze e capacità) in senso spregiativo, quello che diventa chiaro è che Fontana è egli stesso élite.
Fontana è élite perché, dopo due lauree, da anni ormai sta ben addentro alle strutture del potere politico e sociale: da un decennio almeno giostra con le giunte a marchio leghista i destini della città di Verona; due volte parlamentare europeo, è stato membro di diverse commissioni, autore di dossier, interventi e proposte legislative, tra l'altro caratterizzate dalla monotematica e ossessiva attenzione verso le radici cristiane dell'Europa moderna (assunto, tra l'altro, tutt'altro che inappuntabile); è arrivato ai vertici nazionali del suo partito, è stato eletto alle più alte cariche del Parlamento nazionale e, oggi, è ministro della Repubblica. Cosa può essere più elitario di un uomo con questo curriculum?
E allora, la domanda da porsi è un'altra, quando Fontana, che è parte di un'élite, tra l'altro quella che detiene il potere, attacca una minoranza che oggi non trova rappresentazione nella classe dirigente, è sotto attacco delle élite o è lui élite che attacca chi in quel momento non ha strumenti per difendersi?

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....