sabato 26 maggio 2018

Mattarella, Savona, democrazia e totalitarismo

Immagine: Wikipedia


Queste ore frenetiche stanno mettendo in luce una cosa: quanto poco conosciamo il meccanismo della democrazia.
La disputa politica si incentra oggi sul nome del papabile al dicastero dell'economia, ovvero il prof. Savona. Il professore, gradito al M5S e alla Lega, risulta apparentemente indigesto al Presidente della Repubblica Mattarella. Per questo motivo si stanno sprecando gli attacchi nei confronti del Presidente (qui per esempio Di Battista figlio, qui Salvini, qui Di Battista padre, qui Becchi, qui la Meloni).
Eppure tutte queste figure sanno o dovrebbero sapere che la questione è più complessa rispetto al modo in cui la stanno ponendo, modo che, per inciso, nel suo eccesso di semplificazione ha molto più a che fare con la campagna elettorale che con la formazione di un governo.
Il punto è che si arriva alla questione Savona dopo una serie di forzature ai danni del capo dello stato e della tenuta democratica del paese.
La prima forzatura è stata quella del Contratto per il governo del cambiamento, che, come si ricorderà, non ha alcune valore legale, ma prevede modalità di organizzazione del potere esecutivo e legislativo che rasentano la sovversione.
La seconda forzatura è stata quella dell'imposizione di un Presidente del Consiglio, il prof. Giuseppe Conte, magari bravissimo, ma che già nei fatti si sta mostrando un mero esecutore della volontà altrui (quella di Di Maio e di Salvini), privo di autonomia, indebolito in partenza dallo scandalo del curriculum che, a questo punto, appare più che studiato dal punto di vista comunicativo: Conte sa benissimo che vista la sua nulla esperienza politica e la sua debolezza contrattuale, se sta lì è per volontà altrui e quella volontà dovrà rispettare alla lettera. Lo stesso Conte non ha fatto nulla per non mostrarsi fedele alla linea populista dei suoi leader: le sue prime dichiarazioni e i suoi primi atti si connotano su questa strada. Cosa vuol dire avvocato degli italiani? Un avvocato infatti, una volta che assume un incarico, porta avanti la linea di difesa del proprio cliente a prescindere dall'innocenza o dalla colpevolezza di chi lo paga; cosa ci sta dicendo Conte con questa dichiarazione? Che se gli italiani hanno votato i suoi due datori di lavoro, a prescindere dal fatto che le idee che si troverà ad eseguire siano o no suicide lui le eseguirà. Questo però non è dirigere uno stato, come è evidente, ma è l'essere esecutore della volontà altrui, cosa che forse a qualcuno piacerà, ma che nulla ha a che spartire con il ruolo istituzionale del Presidente del Consiglio.
Si arriva così alla terza forzatura: mentre la Costituzione vuole che la nomina dei ministri sia concertata tra Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, da giorni i due leader del M5S e della Lega organizzano le poltrone del governo, a prescindere da Conte e da Mattarella. Ecco che Conte si trova quindi ad essere un semplice passacarte, e lo stesso ruolo si chiede per Mattarella.
Quarta forzatura, l'ultima, quella di Savona all'economia. Come si può capire seguendo il ragionamento, la questione non è quello che Savona sostiene sull'Europa e sull'Euro, ma il come si arriva a questo nome per il dicastero dell'economia, e più in generale il ruolo della presidenza della Repubblica.
Non esiste il reato di opinione, ma esiste l'interesse dello Stato. In altri termini, quando una o più forze politiche vincono le elezioni dovrebbero iniziare a ragionare non solo come espressione della propria maggioranza, ma come espressione di una maggioranza che si fa cura di difendere anche gli interessi delle minoranze, altrimenti si sfocerebbe dalla democrazia nel totalitarismo. In termini pratici, sebbene Savona sia la perfetta espressione delle idee della maggioranza di governo, nella malaugurata ipotesi in cui le sue idee fossero fallimentari, il disastro economico che ne conseguirebbe ricadrebbe non solo sugli elettori che hanno espresso la maggioranza, ma su tutti. Per questa ragione, sempre, una maggioranza di governo dovrebbe concertare, attraverso il candidato Presidente del Consiglio e in comune accordo con la presidenza della Repubblica, dei candidati ministri che rispettino le idee della maggioranza ma risultino accettabili anche per le minoranze. Insomma, c'è da tenere insieme il paese, non vivere in perenne campagna elettorale.
Mattarella in queste ore sta cercando di preservare questo principio e questa funzione di contrappeso della presidenza della Repubblica nei confronti delle forze parlamentari. Questa funzione nasce dalla storia della democrazia: quando, nel Ventesimo secolo, è venuta meno questa funzione di contrappeso al potere legislativo delle forze parlamentari e al mito della sovranità popolare, gli Stati si sono trasformati in regimi totalitari, che si chiamassero Fascismo, Nazismo o Comunismo poco cambia, in tutti questi casi veniva applicato alla lettera il principio di Rousseau per cui la maggioranza al potere è superiore espressione del bene comune, e per questo legittimata a sopprimere le minoranze.

P. s.
Chiedetevi perché le due forze politiche al potere ci tengono tanto a dirvi che il Ventesimo secolo è finito: forse è perché non vogliono farvi vedere quanto sono legate alla peggiore politica di quel secolo e, addirittura, a quella dei due secoli precedenti.

lunedì 21 maggio 2018

Due cose in croce



Da molto tempo non trovo la possibilità di scrivere su questo blog con l'assiduità che si meriterebbe. Non perché questo posto sia visitato da chissà quanti visitatori, ma perché scrivere su queste pagine mi consente l'apertura di spazi di riflessione che altrimenti finisco per negare a me stesso.
Gli impegni lavorativi, certo, mi hanno tolto parte del tempo dedicato alla scrittura; soprattutto l'ha fatto, come è giusto che sia, mio figlio, che merita tutto il rispetto e l'attenzione che un padre può dare. Poi ci sono cose meno gradevoli, che tuttavia hanno rubato ore alla mia giornata. Per esempio la situazione politica italiana, su cui, prima di parlare a vanvera (cosa che comunque ho probabilmente fatto sui social, chiedete ai miei contatti), ho preferito aspettare un poco.
Oggi però è diverso, perché oggi, forse, salterà fuori il nome del futuro Presidente del Consiglio.
Come già detto varie volte, sono un migrante economico, certo, con la fortuna di essere italiano in Italia, e quindi un po' meglio tollerato, ma sempre quello sono: la mia condizione mi porta quindi ad interessarmi, sempre e comunque, alle condizioni delle minoranze, specie quelle più indigeste. Così non può non colpirmi quanto accaduto in questi giorni a Verona, dove un convegno di studio su migrazioni e questioni di genere è stato rinviato dal Rettore per evitare di scontrarsi con le forze di estrema destra cittadine. La questione, passata in sordina sui media locali, ha per di più destato scandalo relativo negli ambienti accademici e intellettuali, dove solo poche voci si sono fatte sentire (penso al post di Civati sull'argomento, e al post del circolo Pink di Verona), fino ad un intervento ufficiale di ADI, Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani che sostiene, tra le altre cose che

Ostacolare il contatto tra ricerca e cittadini, impedire ai ricercatori di esporre alla popolazione gli esiti dei propri studi, in virtù di una presunta "sensibilità politica" degli stessi rappresenta il vulnus più grande alla libertà della ricerca, poiché abbraccia la cultura della paura e l'annichilimento della ricerca ogni qual volta essa si trovi ad avere oggetto tematiche che inevitabilmente possono essere oggetto del dibattito politico e per ciò stesso "attuali e controverse". L'essenza stessa della libertà di ricerca, così come voluta e pensata dai padri costituenti, risulta dunque messa in pericolo dalla decisione dell'Università di Verona di piegare il capo di fronte a strumentalizzazioni politiche e rinchiudere il pensiero scientifico entro le strette mura universitarie.
Il punto è che è il clima politico ad essere deteriorato, tanto da far passare per normali simili provvedimenti. I diritti di chi da sempre viene dopo vengono messi da parte, se non dileggiati: un esempio lo abbiamo visto nelle settimane dopo l'adunata degli Alpini a Trento, quando diverse donne, anche straniere, sono state vittima di molestie, sottaciute e sottovalutate. Si è tentato di tenere nascosta la cosa, si sono minacciate querele alla sezione di Trento dell'associazione Se non ora quando, fino a che però si sono dovute fornire delle scuse ufficiali. Ancora, si pensi allo sfratto dell'associazione Casa internazionale delle donne a Roma da parte della giunta Raggi. Tornando a Verona, un interessante speciale de Il Post mette del resto in luce come quanto accaduto sia normale in una città da decenni laboratorio dell'estrema destra. Quell'estrema destra che oggi arriva al potere con un programma autoritario e xenofobo (basti pensare ai richiedenti asilo che dovrebbero fare richiesta nel paese da cui scappano, come dire che le minoranze oppresse, magari vittima di genocidio, dovrebbero chiedere ai loro carnefici di poter scappare in Italia, fino ad arrivare a tutte le norme che prevedono una netta discriminazione fra italiani e stranieri o il regime di tassazione previsto, evidentemente sbilanciato verso la convenienza dei più ricchi). Che l'ispirazione delle politiche promesse nel Contratto per il governo del cambiamento (che contratto non è perché non può avere un valore giuridico e che di cambiamento ne porterà ben poco, semmai restaurazione) siano sinistramente connotate nel nostro peggior passato lo dimostra la presunzione di un Comitato di conciliazione informale, del tutto simile al celeberrimo Gran Consiglio del fascismo, un attentato alle istituzioni e alla democrazia, come è un attentato alle istituzioni e alla democrazia la volontà di abolire la libertà di mandato: come diceva Einaudi, il vincolo di mandato è la morte della democrazia. Un deputato o un senatore dovrebbero decidere di cambiare idea e linee politiche assumendosi la responsabilità politica di ciò che stanno facendo: ne risponderanno agli elettori. Con il vincolo di mandato vengono annullati sia la libertà che la responsabilità personale degli eletti, che diventano mero strumento di chi dirige il partito. Non per niente il vincolo di mandato fu lo strumento prediletto di Mussolini.

Seconda nota.
Queste cose non me le invento ora, le dico da anni. Già da tempo metto in luce quanto il M5S abbia a che fare con la destra sociale, quanto sia prossimo alle pratiche diffamatorie della destra leghista, quanto sia lontano dal pensiero e dalle pratiche di sinistra sui diritti civili, ragion per cui mi fanno ridere gli intellettuali di sinistra che non hanno voluto vedere e ora scoprono quanto il grillismo sia lontano dai loro ideali. Ugualmente provo ribrezzo quando leggo di tanti colleghi che si stanno entusiasmando per i punti del contratto di governo che riguardano la scuola. Mi sorge una domanda: un contratto che prevede l'istituzione di un organo sovversivo e incostituzionale, che ricorda in maniera sconcertante il Gran consiglio del fascismo, che legalizza le discriminazioni che la scuola dovrebbe superare, come fa ad entusiasmare gente che dovrebbe essere uno degli ultimi baluardi della Costituzione? Ma l'importante è che si promettano due o tre alunni in meno per classe e di andare in pensione due anni prima, senza spiegare come e perché. Basta poco per entusiasmare gli animi di chi è fascista dentro

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....