venerdì 25 marzo 2011

Guido Gozzano, Il gioco del silenzio

Il gioco del silenzio

Non so se veramente fu vissuto
quel giorno della prima primavera.
Ricordo - o sogno? - un prato di velluto,
ricordo - o sogno? - un cielo che s'annera,
e il tuo sgomento e i lampi e la bufera
livida sul paese sconosciuto...
Poi la cascina rustica sul colle
e la corsa e le grida e la massaia
e il rifugio notturno e l'ora folle
e te giuliva come una crestaia,
e l'aurora ed i canti in mezzo all'aia
e il ritorno in un velo di corolle...
- Parla! - Salivi per la bella strada
primaverile, tra pescheti rosa,
mandorli bianchi, molli di rugiada...
- Parla! - Tacevi, rigida pensosa
della cosa carpita, della cosa
che accade e non si sa mai come accada...
- Parla! - seguivo l'odorosa traccia
della tua gonna... Tutto rivedo
quel tuo sottile corpo di cinedo,
quella tua muta corrugata faccia
che par sogni l'inganno od il congedo
e che piacere a me par che le spiaccia...
E ancor mi negasti la tua voce
in treno. Supplicai, chino rimasi
su te, nel rombo ritmico e veloce...
Ti scossi, ti parlai con rudi frasi,
ti feci male, ti percossi quasi,
e ancora mi negasti la tua voce.
Giocosa amica, il Tempo vola, invola
ogni promessa. Dissipò coi baci
le tue parole tenere fugaci...
Non quel silenzio. Nel ricordo, sola
restò la bocca che non diè parola,
la bocca che tacendo disse: Taci!...

Guido Gozzano, Pioggia d'agosto

Pioggia d'agosto

Nel mio giardino triste ulula il vento,
cade l'acquata a rade goccie, poscia
più precipite giù crepita scroscia
a fili interminabili d'argento...
Guardo la Terra abbeverata e sento
ad ora ad ora un fremito d'angoscia...
Soffro la pena di colui che sa
la sua tristezza vana e senza mete;
l'acqua tessuta dall'immensità
chiude il mio sogno come in una rete,
e non so quali voci esili inquiete
sorgano dalla mia perplessità.
"La tua perplessità mediti l'ale
verso meta più vasta e più remota!
È tempo che una fede alta ti scuota,
ti levi sopra te, nell'Ideale!
Guarda gli amici. Ognun palpita quale
demagogo, credente, patriota...
Guarda gli amici. Ognuno già ripose
la varia fede nelle varie scuole.
Tu non credi e sogghigni. Or quali cose
darai per meta all'anima che duole?
La Patria? Dio? l'Umanità? Parole
che i retori t'han fatto nauseose!...
Lotte brutali d'appetiti avversi
dove l'anima putre e non s'appaga...
Chiedi al responso dell'antica maga
la sola verità buona a sapersi;
la Natura! Poter chiudere in versi
i misteri che svela a chi l'indaga!"
Ah! La Natura non è sorda e muta;
se interrogo il lichène ed il macigno
essa parla del suo fine benigno...
Nata di sé medesima, assoluta,
unica verità non convenuta,
dinanzi a lei s'arresta il mio sogghigno.
Essa conforta di speranze buone
la giovinezza mia squallida e sola;
e l'achenio del cardo che s'invola,
la selce, l'orbettino, il macaone,
sono tutti per me come personae,
hanno tutti per me qualche parola...
Il cuore che ascoltò, più non s'acqueta
in visïoni pallide fugaci,
per altre fonti va, per altra meta...
O mia Musa dolcissima che taci
allo stridìo dei facili seguaci,
con altra voce tornerò poeta!

mercoledì 23 marzo 2011

Vergogna

Emendamento
alla Camera n. 1707: "Niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a
compiere violenze sessuali di LIEVE ENTITA' verso minori". I firmatari
della legge: Gasparri(PdL), Bricolo(Lega), Quagliariello (PdL), Centaro
(PdL), Berselli (PdL), Mazzatorta (Lega), Divina (Lega).

Nello stesso giorno della prescrizione breve per gli incensurati, o meglio, per salvare Mr. B.

domenica 13 marzo 2011

Apologia della scuola pubblica

Avevo intenzione di scrivere qualcosa sulla scuola pubblica, sull'attacco del presente governo (ma non c'è da temere, gli attacchi sono venuti da destra, sinistra e centro indistintamente negli ultimi vent'anni) ad un'istituzione che invece dovrebbe essere uno dei pilastri dello stato. Si potrebbe parlare di come vengano manipolate le parole dell'articolo 33 della costituzione, quello che sancisce libertà d'insegnamento e la libertà di scelta della scuola in cui mandare i figli.

Articolo 33



L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
ma in realtà ci sono parole ben più sagge di quanto potranno mai essere le mie al riguardo. E così riporto un articolo apparso in questi giorni sulla rete, citando a fine articolo la fonte.
Prima però vorrei precisare una cosa, ovvero parlare di uno dei limiti dell'istruzione negli ultimi venti o addirittura trent'anni. Si è immaginato che il diffondersi dei nuovi media potesse togliere valore all'istruzione, assicurando come la rapidità di accesso alle informazioni e la capillarità della loro diffusione avrebbe reso inutile il ruolo del docente come promulgatore di cultura. La scuola è quindi diventata il luogo in cui un esperto si sarebbe dovuto in primo luogo occupare d'aiutare i fanciulli a costruire una corretta capacità di socializzazione, un luogo in cui imparare a stare bene.
Questa concezione ha avallato la possibilità di concepire le megaclassi da 35 alunni, tanto, anche se non impareranno lì le discipline potranno sempre farlo per conto loro su internet, o peggio guardando la televisione (e così, se ci si riesce, si forma gli adolescenti su ciò che realmente lo stato vuole, creando piccoli robottini senza capacità critica, vittime inconsapevoli di programmi-spazzatura che, non per niente, in Italia sono i più longevi).
La delegittimazione del ruolo del docente ha origine antica, è stata in principio una forma di democratizzazione della cultura, ma ben presto strumentale contro quelli che potevano essere oppositori politici nel più puro dei significati, ovvero il fare politica come occuparsi del bene pubblico. Ed il peggio è che i docenti lo hanno permesso, vittime dei loro stessi sensi di colpa prima, poi del loro menefreghismo.
E allora va ribadito che i media, come dice lo stesso termine (di origine latina, quindi pronunciato alla latina) sono strumenti, ma che non sono "chi" si deve occupare di diffondere la cultura, ma "alcuni fra gli strumenti, neanche i più importanti" attraverso cui va diffusa la cultura. Il docente deve essere colui che è messo nelle migliori condizioni possibili per diffondere secondo coscienza e adeguati criteri di valutazione (non degli stupidissimi quiz) conoscenze, competenze, deve aiutare a formare abilità specifiche, senso critico, una propria coscienza. Un docente non è né il sostituto della famiglia né un assistente sociale che si debba fare carico di quanto le altre istituzioni non sanno o non vogliono realizzare. Non spetta al docente insegnare ciò che non gli compete, ma spetta al docente trovare il miglior modo per aiutare a sviluppare le competenze nelle proprie discipline e più in genereale, aiutare a formare una personalità che tenga nei valori del più puro degli umanesimi i suoi cardini. Ed è per questo che la scuola deve essere pubblica, deve permettere al docente di lavorare secondo coscienza e libertà, con dei criteri di chiamata al lavoro ben precisi che prescindano dalle preferenze di presidi o manager pubblici e privati, dalle loro possibili influenze o da forme d'imposizione provenienti dai partiti, dalle religioni o da becere forme di xenofobia. La scuola deve andare oltre la famiglia, oltre le fedi e oltre i luoghi comuni, uguale per tutti: solo così potrà realizzare realmente una meritocrazia ed una democrazia che provenga da una più ampia diffusione della cultura, nell'accezione più alta del termine.

Questo discorso di Piero Calamandrei in difesa della Scuola Pubblica ha quasi sessanta anni ma sembra scritto oggi.
La differenza sta nel fatto  che quella che Pietro Calamandrei poneva come una ipotesi astratta è diventata oggi, purtroppo, realtà attraverso un "totalitarismo subdolo, indiretto, torbido. come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre ma che sono pericolosissime".
La differenza sta nel fatto che il "partito dominante" ipotizzato da Pietro Calamandrei oggi non vuole neanche "rispettare la Costituzione" ma vuole anzi deliberatamente stravolgerla non rispettando neppure le procedure che i Padri Costituenti avevano posto a guardia della stessa per impedirne lo scempio e andando avanti a colpi di decreti legge come il "lodo Alfano" con il quale si vuole assicurare l'impunità alle quattro, ma soprattutto ad una, più alte cariche dello Stato.
Il tutto in mezzo all'indifferenza o meglio all'assuefazione dell'opinione pubblica ormai soggiogata con l'antico metodo del "panem et circenses" ( ma tra poco resteranno soltanto i circenses) e al disfacimento di una opposizione che, come dice una delle poche voci non omologate rimaste nel nostro parlamento, oscilla ormai tra la "collaborazione e il collaborazionismo".
Se ne sono accorti per fortuna i nostri giovani e la loro consapovolezza, così lontana dall'ottundimento ormai imperante, ha dato vita ad una rivolta trasversale, senza colori politici dato che di quella cosa sporca che è diventata la politica in Italia tanti giovani si vogliono tenere lontani, che ha fatto sentire l'esigenza ad una delle anime più nere della nostra Repubblica di suggerire all'attuale ministro degli interni di adoperare gli stessi metodi da lui adoperati negli anni 70.
Cioè "infiltrare il movimento di agenti provocatori" per fari si che, con il loro aiuto "devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città" per potere cosi poi avere il pretesto di "mandarli tutti in ospedale, picchiarli e picchiare anche i docenti" , soprattutto "le maestre ragazzine".
Verso i ragazzini quello che giustamente un tempo veniva chiamato "Kossiga" deve avere un odio viscerale, basta ricordare quello che diceva un tempo di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino", morto per servire lo Stato, non certo lo Stato rappresentato da Cossiga, e perchè lasciato solo dallo Stato, questa volta si dallo Stato rappresentato da Cossiga.
Quello stesso Cossiga che chiamò a far parte della commissione ristretta costituita per l'emergenza del sequestro Moro anche, sotto falso nome, Licio Gelli. Come chiamare Goering a difendere gli ebrei.
A fronte di queste minacce, a fronte dell'incitamento a usare i manganelli contro i nostri figli che lottano per il loro futuro sarebbe una colpa ben più grave delle tante che già ci portiamo addosso per avere consegnato loro questo paese quello di restare inerti, di approvare a parole la loro rivolta ma delegare solo a loro questa lotta.
Lo abbiamo già fatto in troppe altre occasioni con dei magistrati, con dei poliziotti, con dei giornalisti, con tante altre vittime del potere costretti, anche per colpa nostra, a diventare degli eroi.
E' un dovere imprescindibile per noi scendere in prima linea e offire le nostre fronti, i nostri corpi, a quei manganelli che vorrebbero colpire i nostri giovani.
Siamo noi ad esserci meritato questo paese, non loro.

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950


Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

FONTE:  http://www.19luglio1992.com/



Il declino democratico e civile dell'Europa

Il declino democratico e civile dell'Europa si misura da tanti aspetti. Che l'Europa sia ormai un continente vecchio, è cosa risaputa, lo vediamo ogni giorno nei ritardi culturali che ci separano dai paesi emergenti, dalla cattiva sindacalizzazione all'endemica corruzione, dall'incapacità anche solo di mobilitarsi in maniera coerente e consapevole contro le nuove forme di schiavizzazione quali il precariato ed il neoliberismo, pronto a negare i diritti acquisiti dai nostri padri.
L'ultimo male dell'Europa però si chiama pigrizia: i nostri padri ed i nostri nonni, di fronte ad una rivoluzione in pericolo per il riaffacciarsi del vecchio regime, si sarebbero levati in piedi, avrebbero mobilitato torme di volontari e sarebbero partiti verso il fronte, con o senza l'appoggio dei paesi. Non è un'apologia della violenza o della guerra, ma la constatazione che per la libertà si combatte. Oggi invece l'Europa disvela le sue ipocrisie: ha accompagnato gli USA nella guerra Afghana, lì dove i suoi interessi commerciali erano poco sviluppati, per poter incrementare i suoi profitti. Innanzi invece alla rivolta libica tace, anzi afferma che la democrazia non è esportabile: semplicemente perché i paesi europei sono i principali partner commerciali del regime dittatoriale libico, e quindi poco importa se il dittatore sta sterminando i suoi oppositori, se bombarda dall'alto i suoi sudditi, se usa armi chimiche. Anzi si evita di dare notizia delle sale di tortura ritrovate nelle città riuscite a liberarsi, e se possibile, si tenta di non dare credito eccessivamente agli insorti.
La richiesta della Lega Araba della no fly zone è l'estremo tentativo di dare un minimo soccorso agli insorti, ma cadrà nel vuoto. Quando e se verrà attuata, quella no fly zone sarà inutile, e chi potrà, non parteciperà, come l'Italia, per tentare di non perdere i rapporti economici i vendita di armi al regime e le forniture di gas e petrolio.
Benvenuti in Europa, migranti: forse sarà vero che in Europa è nata la democrazia, ma è evidente come la radice della civiltà non alberga (più) qui.

mercoledì 9 marzo 2011

Lievi librano le parole

Lievi librano le parole,
Dell'ombra non insegui la scia
Lasciva, ignota l'origine.
Il vento sgrana sulla riva
La rina d'una rotta clessidra,
Si screma la spuma delle onde
Meste sugli scogli sospesi
Nel sussulto d'un attimo.
Le mani scorrono su corpi dormienti,
Spogliano la sublime sembianza:
Osservi il volto degli uomini
Ed invano ne cerchi negli occhi
I segni, ma solo ti lasciano
I muti suoni di labbra discinte.

sabato 5 marzo 2011

Michelangelo Buonarroti - Rime 102. O notte, o dolce tempo, benché nero


102. O notte, o dolce tempo, benché nero


  O notte, o dolce tempo, benché nero,
con pace ogn’ opra sempr’ al fin assalta;
ben vede e ben intende chi t’esalta,
e chi t’onor’ ha l’intelletto intero.
  Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero;5
ché l’umid’ ombra ogni quiet’ appalta,
e dall’infima parte alla più alta
in sogno spesso porti, ov’ire spero.
  O ombra del morir, per cui si ferma
ogni miseria a l’alma, al cor nemica,10
ultimo delli afflitti e buon rimedio;
  tu rendi sana nostra carn’ inferma,
rasciughi i pianti e posi ogni fatica,
e furi a chi ben vive ogn’ira e tedio.

The Pitt, R. Scott Gemmill

The Pitt, ideata da R. Scott Gemmill, è una serie TV messa in onda su HBO e prodotta da Warner Bros, con protagonista Noah Wyle....