Perché il punto è quello: l'ordine costituito non si tocca.
E così gli attivisti a favore di un'azione decisa contro lo stato di Israele e in favore di un aiuto concreto, politico e non solo umanitario, nei confronti dei palestinesi, sono un problema. Li si valuta secondo standard morali che non sono gli stessi che si adoperano in altri casi, per esempio. Così i marò che sparararono e uccisero di fronte alle acque territoriali indiane andavano difesi e riportati a casa, perché mantenevano un ordine costituito, la preminenza dei commerci italiani anche a fronte della vita dei pescatori locali, mentre gli attivisti della sumud flottilla sono stati a stento accompagnati da una fregata militare, per soccorrerli, non per proteggerli, ma solo dopo proteste di massa in tutta Italia, e lasciati a loro stessi e ai loro arresti quando, ancora in acque internazionali e poi in acque teoricamente gestite dall'autorità palestinese è avvenuto l'abbordaggio della marina israeliana.
L'ordine costituito non si tocca: noi siamo amici di Israele; l'ordine costituito non si tocca, non si riconosce lo stato di Palestina favorendone la nascita; l'ordine costituito non si tocca, si fa l'elemosina ai palestinesi con gli aiuti dei corridoi umanitari, ma non si forza la mano per rompere un assedio illegale.
E così si predica la vergogna nei confronti degli attivisti: novelli Catone arringano alla illegittimità dell'espressione del dissenso, guai a disturbare l'ordine costituito, e vergogna per coloro che anziché fare l'elemosina hanno tentato anche un'azione politica, hanno tentato di cambiare le cose. Loro vanno lasciati soli.
E allora lasciamo soli gli imprenditori che rifiutano di pagare il pizzo, lasciamo soli i ragazzi che cercano di evitare un destino da picciotti nelle cosche mafiose, i braccianti che denunciano i caporalati, gli operai che denunciano le condizioni sanitarie e di sicurezza dei posti di lavoro. L'ordine costituito non si tocca.
Ah, vero, quasi sempre lo facciamo già.
Nessun commento:
Posta un commento